Diceva Charles Dickens che “non può esserci un lavoro che riesca bene e di soddisfazione senza gioco; non ci può essere pensiero valido e sano senza gioco”, e questa affermazione apre il capitolo in cui Elinor Goldschmied parla del gioco euristico con gli oggetti nel libro “Persone da zero a tre anni”. Giocare è una delle esperienze più importanti per lo sviluppo cognitivo e motorio dei bambini, e attraverso questa attività, tipica di tutti i mammiferi superiori oltre all’uomo, imparano a conoscere il mondo e a fidarsi dell’ambiente, oltre a provare un grande benessere. Il gioco euristico è un tipo di attività che viene proposta quasi da ogni educatrice del nido, e consiste nel presentare ai bimbi una serie di oggetti di uso comune, di diversa forma, consistenza, colore, materiale, lasciando che i piccoli li esplorino senza l’intervento direttivo dell’adulto (le educatrici supervisionano il gioco senza dare indicazioni su come utilizzare gli oggetti). Ideato dalla stessa Goldschimied questo gioco deriva il suo aggettivo dalla parola greca “heurisko” ovvero “scoprire” “riuscire a scoprire”, “raggiungere la compresnione di qualcosa”, ed è un’attività adatta ai bambini dai 12 ai 24 mesi. Con il gioco euristico si favorisce l’esplorazione spontanea degli oggetti di uso comune, offrendo ai bambini un’esperienza sensoriale libera e attraente, ma anche l’opportunità di determinare le proprie azioni senza un adulto che li guidi in maniera sanzionatoria. Non esiste una soluzione ‘giusta’ o ‘sbagliata’ del gioco (come avviene con molti materiali educativi, per esempio gli incastri piani), il materiale si può utilizzare in qualsiasi modo e l’unico limite deriva dalla natura stessa dell’oggetto – ad esempio cercare di far entrare una corda nell’asola di un bottone sarà un’impresa vana. I bambini a cui proponiamo il gioco euristico si trovano di fronte ad una serie di oggetti e hanno la possibilità di esplorarli come vogliono, attività che stimola tutti i sensi, allena la concentrazione e l’abilità motoria, arricchisce la conoscenza del mondo che li circonda, contribuisce alla comprensione degli insiemi e delle associazioni (per colore, per forma, per consistenza) degli oggetti. La Goldschmied dice che “l’apprendimento euristico è definito nell’Oxford Dictionary come un sistema educativo attraverso il quale si insegna all’allievo a scoprire le cose per se stesso”, e continua affermando che usa il termine specifico di gioco euristico “per attirare l’attenzione sulla grande importanza di questa spontanea attività di esplorazione, dandole il significato e la dignità che merita.
Il gioco euristico viene proposto ai bambini del secondo anno di età, ed è l’evoluzione naturale del cestino dei tesori, attività che invece si propone nel primo anno da quando sono in grado di stare seduti. La Goldshmied nelle sue posizioni è perentoria nel non utilizzare oggetti di plastica, a causa dello stimolo sensoriale ridotto che offrono e della minore stimolazione, tuttavia lei stessa afferma che “il gioco euristico è un approccio e non una ricetta. Non esiste un unico modo per attuarlo e ognuno, in ambienti diversi, avrà le sue idee personali e farà la propria raccolta di materiali”.
Ma veniamo alla pratica del gioco che si realizza così: si raccolgono oggetti comuni, Elinor Goldshmied ne elenca tantissimi e tanti ancora, dice, ne possono individuare le educatrici insieme alle famiglie. Tra gli oggetti più tipici troviamo cucchiai, rotoli di cartoncino, palline, pigne, pezzi di tessuto, mollette di legno, nastri, bigodini di dimensioni diverse, pezzi di tubo di gomma, piccoli barattoli chiusi, coperchi, gomitoli di lana, pon-pon, noci. conchiglie, gusci di lumaca, turaccioli di sughero, catene, anelli di legno e metallo, palline,chiavi, scarti di falegnameria, nastri, scatole e addirittura ossi buchi! Li si divide in sacchetti di tela, mettendo in ognuno un gruppo di oggetti (tutti i cucchiai in uno, tutti i bigodini nell’altro e così via) che vengono quindi proposti ai bambini lasciando che li svuotino a terra e poi li esplorino. Gli oggetti sono organizzati in 10-15 sacchetti, ogni sacchetto contiene circa 50-60 esemplari del tipo di oggetto, i sacchetti sono appesi in un angolo della stanza, a terra c’è un grande tappeto o la moquette, e su uno scaffale sono poggiati scatole e contenitori. Il Gioco Euristico si fa con un piccolo gruppi, a cui l’educatrice dà alcuni sacchetti e almeno 3 contenitori a bambino: i bambini esploreranno gli oggetti afferrandoli, travasandoli, mettendoli in relazione tra loro e dopo un buon lasso ci tempo, anche un’ora, si conclude con il riordino. La Goldschmied propone sette passaggi per riassumere la migliore modalità per ottenere la massima soddisfazione dal gioco: 1) tante varietà di oggetti raccolti in abbondante quantità nelle sacchette, 2) uno spazio dedicato, 3) nessun altro gioco o materiale educativo in vista, 4) un tempo della giornata dedicato, 5) un’educatrice attenta che sceglie e prepara i materiali con cura e poi li presenta ai bambini, lasciandoli liberi di interagire tra di loro e con i materiali, il suo ruolo è di “essere attenta ma non invadente”, 6) riorganizzare di tanto in tanto gli oggetti per renderli sempre invitanti ai bambini assorti nell’esplorazione, 7) riordinare senza fretta coinvolgendo i bambini e dandogli almeno 15 minuti per questa ultima fase del gioco. Nei nidi il gioco euristico risponde pienamente alle esigenze del bambino piccolo che cammina di già e che ha una buona coordinazione oculo-manuale, infatti questi bambini sono esploratori molto attivi, vogliono trasportare, riempire, infilare, svuotare e soprattutto vogliono muoversi. Il gioco euristico risponde a questo insieme di esigenze vitali in maniera eccellente e una volta dato ai bambini l’abbondante materiale che lo compone essi “giocheranno concentrati e senza conflitti per periodo di tempo piuttosto prolungati”. Provare per credere!
Per saperne di più leggi Elinor Goldschmied e Sonia Jackson, Persone da zero a tre anni. Crescere e lavorare nell’ambiente del nido, Edizioni Junior, 1996