Torino
Presso i nidi della Città di Torino gestiti da Orsa, negli ultimi due anni educativi, si è manifestata una forte esigenza progettuale da parte del gruppo educativo per la trasformazione di alcuni spazi. Al centro della riflessione delle educatrici e del coordinamento pedagogico si è subito individuata la necessità di definire un ambiente con spazi maggiormente motivanti e accoglienti. Si è anche messo in evidenza che il cambiamento si doveva introdurre a seguito di intervento intenzionale e riflessivo dei professionisti che tutti i giorni lavorano a contatto con i bambini e le bambine.
Alcune riflessioni iniziali e gli obiettivi
Grazie a questo processo di trasformazione degli spazi le educatrici hanno avuto l’occasione di riflettere su temi centrali dell’agire educativo del nido proprio a partire dalla variabile ambientale, e fin dal principio è emersa la forte correlazione tra spazi e apprendimenti, spazi e tempi, spazi e oggetti, spazi e relazioni. Si è scoperto che lo spazio circonda i bambini sia nel senso fisico che in quello metaforico, che è luogo che ospita ed accoglie le attività e le relazioni, ma è anche luogo che le permette, le guida, le influenza e le orienta. Ci siamo resi conto che pensare gli spazi significa pensare il nido nella sua complessità e totalità. Fin dall’inizio del percorso sono sorte delle domande sugli spazi che in seguito hanno interrogato a lungo il gruppo educativo, e che sono state fondamentali nel generare uno stato d’animo investigativo e aperto al cambiamento in tutte le partecipanti. Alcune delle domande più ricorrenti si chiedevano:
Come creare spazi con angoli ben distinti che tengano conto delle esigenze individuali e collettive, che sappiano rispondere al singolo bambino e, al contempo, al piccolo gruppo?
Come sistemare gli arredi e i materiali per spingere i bambini e le bambine all’attività svolta in autonomia?
Come armonizzare la libertà di scelta dei bambini, che hanno il diritto di decidere e pianificare autonomamente le proprie attività, con l’organizzazione delle routine e dei momenti di proposta guidata dall’adulto?
Come creare spazi contenuti che favoriscano maggiore orientamento e concentrazione nei bambini e nelle bambine?
Da questa prima fase di riflessione si è passati ad una seconda in cui si è proceduto a stabilire degli obiettivi chiari e semplici, in parte già impliciti nelle domande appena presentate. Tra gli obiettivi più importanti per il gruppo educativo troviamo:
- la realizzazione di ambienti educativi attraenti che favoriscano l’attività dei bambini e delle bambine
- la creazione di un ambiente che favorisca l’indipendenza e l’autonomia cognitiva ed emotiva dei bambini e delle bambine
- la creazione di spazi che contengano materiali e attività che promuovono il senso di competenza dell’educatrice e la sua capacità di agire autonomamente e compiere scelte efficaci (agency)
- migliorare l’estetica dell’ambiente
- Limitare e ridurre il disordine/il rumore/la confusione attraverso modifiche degli spazi
Il percorso di formazione
Una volta emerse le esigenze del gruppo, analizzate le questioni principali e individuati degli obiettivi realistici, si è attivato un percorso di formazione incentrato sullo studio delle soluzioni ambientali e spaziali in tre esperienze pedagogiche italiane considerate di eccellenza: Montessori, Reggio Children, Pistoia. Dunque durante la formazione si sono analizzate immagini e video di ambienti di nidi i cui spazi erano organizzati per centri di interesse, con materiali educativi strutturati, artistici, naturali, con arredi a dimensione di bambino, con stanze utilizzate per atelier e laboratori. In particolar modo l’attenzione del gruppo educativo si è concentrata su alcuni elementi di ciascuna tipologia dei nidi affrontati: di quelli montessoriani si è colta la grandezza dell’idea di una creazione di un ambiente in cui i bambini trovano la possibilità di scegliere materiali educativi, selezionati e presentati dall’adulto, in autonomia e in piccolo gruppo; mentre di Reggio Children si è apprezzato lo spazio laboratoriale e l’idea di ambiente provocatore di attività significative, oltre al ruolo dell’estetica nello sviluppo della personalità; di Pistoia invece l’idea di nido inteso come spazio che ospita forme di apprendimento non stereotipate, ma che sollecitano la curiosità, l’esplorazione, il pensiero divergente, la cooperazione. Durante la formazione (che si è svolta su un periodo di tempo abbastanza lungo da permettere la riflessione, la sedimentazione delle impressioni e la maturazione di convinzioni e abilità) ogni gruppo-sezione ha iniziato a pensare ai propri spazi e ai propri materiali educativi come a luoghi e strumenti di ipotesi educative, e si è iniziato a considerare quali fossero le modifiche più opportune per ottenere dei risultati validi per gli obiettivi che ci si era posti; questo lavoro è stato portato avanti dal gruppo educativo insieme al coordinamento pedagogico e alla direzione di area educativa.
La trasformazione degli spazi
Dopo la formazione invece si sono iniziati a progettare i nuovi ambienti e a sperimentare l’allestimento di vecchi arredi e/o materiali in nuove posizioni o nuove modalità (ad esempio una stanza in cui si pranzava è diventata una palestra e si è spostato il pranzo nella stanza dell’attività, i cui tavoli sono utili per giocare la mattina e poi diventano tavoli per il pranzo). Mentre si riprogettava l’ambiente si introducevano contestualmente alcune nuove attività organizzate per centri di interesse, e si polarizzavano soprattutto in angoli: per la costruttività (con mattoncini, legnetti, materiali naturali e di riciclo); per la motricità fine (oggetti e giochi che favoriscono lo sviluppo della motricità della mano); per il gioco simbolico; per il gioco euristico (nella sua variante più celebre, quella di Elinor Goldschmied); per la motricità grossa del corpo; per l’attività artistica.
Alla fine del percorso, e dopo aver sperimentato i nuovi spazi e le nuove attività proposte, tutti i gruppi educativi dei nidi coinvolti hanno notato che gli obiettivi erano stati raggiunti, e soprattutto che gli ambienti educativi riescono ora:
- a sostenere meglio e più a lungo l’interesse l’attività dei bambini e delle bambine
- a favorirne l’indipendenza e il senso di auto-efficacia dei bambini e delle bambine
- ad aumentare le capacità professionali delle educatrici e la loro capacità di influire sui bambini con scelte efficaci
- a ridurre il disordine/il rumore/la confusione grazie al fatto che i bambini e le bambine passano più tempo concentrati in attività interessanti di tipo individuale o di piccolo gruppo