Le parole di Maria Montessori
Questi tempi di misure restrittive imposte dal diffondersi del coronavirus sono anche tempi di relazione preziosa fra genitori e figli. Orsa propone alle famiglie e alle persone interessate alcuni spunti di riflessione utili tratte dai libri di Maria Montessori.
Ne libro “Il bambino in famiglia” Maria Montessori afferma: “Se si volesse stabilire un principio, diremmo essere necessaria la partecipazione del bambino alla nostra vita, perché nell’epoca in cui egli deve imparare a muoversi, non può imparare bene se non lo vede fare, come non potrebbe imparare il linguaggio se fosse sordo.”
La citazione Montessoriana ci ricorda come qualsiasi funzione umana – compresa la funzione linguistica – non sia un meccanismo ereditario, bensì una costruzione che il bambino fa assorbendo e manipolando stimoli e informazioni provenienti dall’ambiente. Una affermazione quanto mai sovversiva e pioneristica per il suo tempo, confermata quasi quarant’anni più tardi da Noam Chomsky e dalla teoria della grammatica universale.
Ma come si attivano i meccanismi linguistici nel bambino? I piani di sviluppo elaborati da Maria Montessori ne forniscono una spiegazione. Il “periodo sensitivo” al linguaggio e alla voce umana – periodo acuto, quanto mai transitorio dello sviluppo infantile – si estende dalla nascita sino ai cinque anni circa e sfocia, successivamente, nel periodo sensitivo della lingua scritta (anche se in alcuni casi tale periodo può rivelarsi in maniera molto più precoce).
In questo particolare periodo, l’assorbimento della lingua madre è un processo che avviene in maniera naturale nel bambino, quasi senza sforzo (a patto che questo non presenti deficit uditivi), strettamente connesso alla qualità relazionale del rapporto coi caregiver di riferimento. Il bambino, infatti, vive immerso in contesti di materiale sonoro che il bambino assorbe, memorizza, elabora, manipola in maniera creativa e la cui ricchezza dipende dalle abilità comunicative degli adulti che lo circondano.
Il processo di acquisizione che caratterizza il periodo sensitivo del linguaggio prevede due sotto-periodi:
- il sotto-periodo pre-linguistico va dalla vita prenatale fino ai 12 mesi. Riguarda principalmente le “vie nervose e sensoriali” del bambino e si presenta come un “periodo di silenzio” (così definito da Stephen Krashen) e le cui tracce non sono sempre osservabili. È il periodo in cui il neonato opera un lungo lavoro di ascolto e memorizzazione dei suoi materni (un suono famigliare che conosce perché assorbito dal ventre materno) e sviluppa quelle qualità psichiche superiori che gli permetteranno, dal quarto mese in poi e con l’abbassamento della laringe, di esercitare lentamente la propria voce, dapprima producendo suoni vocalici e successivamente abbinando alcuni consonanti.
- il sotto-periodo linguistico, invece, va dai 12 mesi ai 3 anni. È il periodo del perfezionamento progressivo, in cui il bambino restituisce le percezioni immagazzinate all’esterno in maniera inaspettata, creativa e con tempi diversificati. Un processo personalissimo, caratterizzato da “esplosioni”, deflagrazioni in cui compaiono le prime parole che riguardano di solito le persone della famiglia, il cibo, i saluti. Dai 20 mesi in poi compaiono le prime (dette nucleari in quanto sono espresse nelle forma asserzioni nominali) che successivamente si faranno sempre più espanse.
Il processo di acquisizione della lingua linguaggio è strettamente legato all’acquisizione della consapevolezza di sé e del mondo esterno da parte del bambino, un’acquisizione che nel linguaggio prende non di rado la forma del “no” e dell’ ”io”.
Cosa devono fare i genitori per facilitare l’esplosione del linguaggio?
È la stessa Montessori che ce lo suggerisce: “La cultura si deve lasciar prendere attraverso l’attività, con l’aiuto di materiali che permettano al bambino di acquistarla da solo, spinto dalla natura della sua mente che cerca, e diretto dalle leggi del suo sviluppo”. Per questo è indispensabile “nutrire il bambino” con il giusto cibo sonoro e culturale, attuando semplici accortezze:
– usiamo un linguaggio autentico: pronunciamo le parole in modo chiaro e corretto, lentamente e con voce soave. Evitiamo espressioni linguistiche facilitate o storpiate (il cosiddetto baby talk), che possono generare confusione nel bambino;
– descriviamo le nostre azioni: descrivere le azioni che si compiono fornisce al bambino vocabolario utile per ampliare il proprio linguaggio. Nominare gli oggetto ed le situazioni supporta il bambino nel passaggio dal concreto all’astratto, e in futuro dal linguaggio parlato a quello scritto;
– curiamo il tono: il tono del nostro discorso deve essere pacato e serio. Tramettiamo al bambino l’importanza che diamo alla comunicazione con lui;
– rispondiamo sempre: è importante rispondere ai vocalizzi del bambino, perché questo stabilisce nella sua mente il modello dialogico proprio della comunicazione verbale;
– diamo un nome ad ogni cosa: i bambini imparano meglio le parole se queste sono udite e/o agite nel contesto della vita reale. Nominiamo l’oggetto, mostriamolo al bambino, lasciamo manipolare (sia l’oggetto reale che l’oggetto sonoro) con i sensi. Col passare del tempo associamo la forma parlata alla forma scritta. Questo faciliterà notevolmente l’espressione della sensibilità verso il linguaggio scritto;
– non ripetiamo i loro errori: evitiamo di imitare i loro errori nel parlare: consideriamoli, piuttosto, come segnali della complessa attività mentale derivante dal processo di apprendimento Ripetiamo invece la parola corretta, rinforzando il modello corretto di fonazione, senza sottolineare o amplificare l’errore del bambino;
– offriamo stimoli adatti: la lettura ad alta voce è sempre un grande aiuto allo sviluppo del linguaggio, con l’attenzione di scegliere con cura i libri da proporre al bambino. Abbiniamo alla lettura il lavoro con le lettere smerigliate e le nomenclature classificate: la classificazione delle lettere e delle parole facilita il bambino nell’acquisizione della struttura delle parole (morfologia) e successivamente della disposizione ordinata delle parole all’interno di una frase per esprimere pensieri (sintassi). Infine, non dimentichiamo l’importanza delle filastrocche e della musica nell’acquisizione della musicalità del linguaggio (prosodia);
– non stanchiamoci di ripetere: quando leggiamo un libro al bambino, questo ci chiede sempre di rileggerlo più e più volte. La ripetizione sedimenta la memoria linguistica del bambino e lo mette in grado di ripetere o reinventare la narrazione a se stesso e agli altri.
Come fare per nel caso di una seconda lingua?
Come per la lingua madre, l’apprendimento di una seconda lingua nella prima infanzia è un processo spontaneo che ha luogo se il bambino ha occasione di essere esposto alla lingua e ha sufficiente motivazione per assorbirla. Condizioni necessarie affinché l’apprendimento sia efficace sono perciò: (1) “One person, one language”: George Saunders ha sottolineato come la seconda lingua deve provenire sempre dalla stessa/e persona/e, perché quel linguaggio diviene, nella mente del bambino, caratteristica intrinseca di quella persona; (2) Autenticità: la comunicazione col bambino deve essere sempre basata sul realismo e sull’autenticità. Il bambino percepisce quando l’adulto che comunica con lui lo fa in maniera insicura o incerta, soprattutto nel caso di conoscenza non precisa della lingua in questione.
In una società globale e multietnica come quella in cui viviamo, la seconda (terza, quarta,etc.) lingua è spesso già presente nell’ambiente di vita del bambino. Tuttavia, anche nel caso non vi sia possibilità per il bambino di trascorrere del tempo con persone che parlano lingue diverse dalla lingua madre, possiamo stimolare l’interesse del bambino per le lingue straniere e contribuire in maniera notevole a quella che la Montessori chiama “educazione alla pace”.
Considerato il grande interesse del bambino nei confronti del linguaggio umano, possiamo tuttavia proporre alcune semplici ma interessanti attività (anche a partire dal 2 anno di vita) della durata di circa mezz’ora al giorno. L’obbiettivo non deve essere insegnare la lingua o forzare il bambino a “produrre parole o frasi”: dobbiamo, invece, offrire al bambino un’esperienza sonora ricca e diversificata. Ribadiamo ancora una volta l’importanza della ripetizione, della costanza e della regolarità al fine di consentire una vera sedimentazione del cibo sonoro nella mente del bambino.
– Canzoni e filastrocche in lingua straniera: sono ormai alla portata di tutti cd e canali musicali online che offrono al bambino la possibilità di ascoltare semplici canzoncine (nursery rhymes) facilmente memorizzabili e da cantare insieme, in casa o in auto. Offriamoli comunque una scelta di musiche in lingua avendo cura di selezionare brani musicali ricchi e adatti all’età.
– Letteratura per l’infanzia in lingua: leggere libri ad alta voce, brevi storie accompagnate da immagini, arricchisce il vocabolario del bambino e stimola l’interesse del bambino nel comprendere come uno stesso oggetto possa essere definiti in maniera diverse. Gli audiolibri, accompagnati sempre dalla visione del libro, offrono una valida alternativa all’ascolto della lingua straniera specialmente modo quando in casa la lingua non viene parlata;
– Nomenclature, flashcards, pictionary: come per la lingua madre, le nomenclature e gli abbinamenti immagine-parola, offrono un aiuto importante nella costruzione del lessico mentale del bambino.
A cura della Direzione Pedagogica di Orsa
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Per chi volesse saperne di più:
Montessori M. (1923). Il bambino in famiglia. Milano: Garzanti. Collana “gli elefanti”
Montessori M. (1909). Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei Bambini. Città di Castello (Perugia): Lapi.
Montessori M. (1950). La scoperta del bambino (con 11 tavole fuori testo). Milano: Garzanti
Borghi B.Q. (2019). Montessori dalla A alla Z. Lessico della pedagogia di Maria Montessori. Trento: Erickson