Ispirarsi a Reggio Children

In alcuni nostri nidi e in una scuola dell’infanzia abbiamo iniziato a realizzare alcuni laboratori ispirati all’approccio reggiano. L’occasione è nata dalla frequentazione di un corso a Reggio Emilia da parte di una nostra coordinatrice, che è tornata in struttura carica di interesse e voglia di sperimentare quanto appreso. Così si è iniziato a ragionare innanzitutto sui punti di contatto teorici che i gruppi di lavoro delle strutture coinvolte condividevano con la teoria di Loris Malaguzzi, e in seguito ci si è rivolti alle pratiche e alla riflessione sulla opportunità di creare spazi e attività che nascessero dall’incontro con l’esperienza di Reggio.

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bambini di 3 anni e mezzo impegnati sul tavolo luminoso

Le vicinanze pedagogiche sono apparse, ai gruppi educativi, subito pregnanti. In particolar modo l’affermazione che il bambino è un soggetto di diritti che richiede di essere considerato in quanto produttore di conoscenza e cultura è sembrata in linea perfetta con il nostro orientamento.

Spesso, e questo è vero soprattutto al nido, ci si sofferma in maniera eccessiva sulle questioni emotive, sulla dimensione educativa delle emozioni, sul loro riconoscimento, sulla loro verbalizzazione, ecc. Ma la visione che abbiamo sempre avuto del bambino è molto più complessa, e se è vero che la dimensione emotiva è centrale al nido e a scuola, è pur vero che l’immagine più completa e corretta del bambino ce lo rende come un essere impegnato innanzitutto a scoprire com’è e come funziona il mondo. Crediamo, proprio come Malaguzzi e le scuole di Reggio, che il bambino sia un costruttore attivo delle proprie conoscenze, guidato dai propri interessi verso ciò che lo circonda, verso gli altri, verso i linguaggi, verso le cose, verso il bello.

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Un altro punto di contatto, tra i nostri principi e quelli reggiani, è costituito dal riconoscimento del fatto che il processo di apprendimento avviene autonomamente, ma all’interno di una rete di relazioni sociali tra il bambino, gli educatori e la famiglia; e la qualità di queste relazioni è fondamentale nell’influenzare positivamente il bambino come apprendente. Le relazioni d’altronde non sono solo un prerequisito per l’apprendimento, ma sono anche un luogo e un’occasione per sperimentarsi come apprendenti perché la conoscenza di sé e del mondo avviene attraverso le relazioni con gli altri, soprattutto nei primi anni di vita.

Inoltre ci siamo ritrovati sull’idea che gli adulti sono facilitatori e guide del bambino durante il suo percorso di scoperta del mondo, non impongono ma aiutano, e sono sempre rispettosi della sua individualità. Il bambino costruisce la propria coscienza e la propria intelligenza in maniera indipendente e autonoma, e il progetto di questa costruzione non deve essere imposto dall’adulto ma deve emergere dalle esperienze quotidiane; esperienze che hanno però (deweyanamente) caratteristiche speciali, esperienze che emergono (letteralmente) dalla massa delle esperienze.

Il bambino apprende a partire da ciò che è straordinario nella sua vita quotidiana: il legno, la luce, le foglie, i colori, gli altri, il tempo, l’acqua. Carla Rinaldi, uno dei membri fondatori di Reggio Children, dice che l’ambiente deve essere un luogo in cui stare in relazione con il mondo intero, con tutto ciò che rende l’esperienza speciale, con gli altri, con i problemi, con le ipotesi e le ricerche di significato, con le proprie e altrui capacità di comunicare, di scoprire e di stare in relazione; e riassume perfettamente l’importanza dell’apprendere da esperienze speciali in un contesto di relazioni speciali.

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Educatrice: “sono affascinata da queste creazioni”

Ed ecco che le comunanze teoriche ci hanno spinto a sperimentare alcune attività tipicamente reggiane: chiamiamo le foto a testimonianza!

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Alla fine della riflessione e a seguito della sperimentazione i gruppi educativi erano soddisfatti e mettevano in risalto che, come dice Battista Borghi, la pedagogia di Malaguzzi non è solo attenta al bambino, ma ha anche un focus incredibilmente forte sulla professione educativa, e in particolar modo sulla riflessività degli educatori, sul ruolo che ha la preparazione dell’ambiente, sul rimanere sempre sperimentali.

Tutti eravamo molto soddisfatti anche del fatto che in Reggio c’è una educazione scientifica senza anticipazioni, e le attività proposte permettono al bambino di avere sempre a portata di mano problemi che lo interessano realmente ma promuovendo l’immensa fantasia che i bambini hanno.