La mano è da sempre al centro dell’attenzione di quanti si interrogano sull’intelligenza e la civiltà umana, e ha affascinato artisti, filosofi e scienziati. Giordano Bruno sosteneva che fosse proprio la mano a rendere l’uomo simile ad un dio, permettendogli di elevare il proprio spirito al di sopra di tutti gli altri esseri viventi, spingendolo a costruire qualcosa che in origine non si trovava in natura, e cioè un mondo fatto di vincoli familiari e società. E difatti chiunque rifletta sulla differenza tra uomo e animali non può non considerare la mano come causa e strumento principe dell’intelligenza attiva che ci differenzia dal resto degli esseri viventi. Costruire una civiltà materiale tanto lontana dal punto di partenza che la natura ci aveva assegnato sarebbe stato impossibile senza il lavoro delle mani e senza tutti gli strumenti che la mano ha da sempre creato, dominato e utilizzato per ridefinire il mondo e i nostri rapporti con esso. La specializzazione della mano infatti è di tipo particolarissimo, e giustamente Aristotele l’aveva definita “l’organo degli organi”, perché non è una specializzazione in senso funzionale (e specialistico appunto), ma in senso generale (o meta-funzionale). Specializzarsi, infatti, solitamente significa svolgere benissimo una funzione specifica, ad esempio il naso della talpa si è specializzato per permetterle di orientarsi sotto terra e l’addome della lucciola per attirare le femmine nel buio. Ma per la mano avviene qualcosa di differente poiché non è in grado di svolgere in maniera eccellente un unico compito ben definito, anzi, è in grado di svolgere centinaia di compiti e attività estremamente definite (cucire, impastare, martellare, legare, scrivere, scolpire, ecc.) grazie a strumenti che ha provveduto a creare essa stessa. Uno dei motivi per cui la mano riesce a svolgere così tanti compiti è proprio il suo essere in perenne simbiosi con degli strumenti che la potenziano e la definiscono (l’ago, il martello, i lacci, la penna, ecc.). Anche gli elefanti con la loro proboscide hanno sviluppato un organo molto duttile e polifunzionale, ma la possibilità di creare e poi utilizzare strumenti in maniera sistematica è prerogativa della mano umana. Già nei primati si nota una propensione a utilizzare la mano per svolgere attività complesse e tutti abbiamo davanti agli occhi la mamma scimpanzé che mostra a suo figlio come utilizzare un bastone come spiedino per catturare le termiti, tuttavia è solo con la specie homo che la mano riesce, grazie alla statura eretta, a liberare tutte le sue potenzialità e a iniziare a produrre strumenti che la trasformino, di volta in volta, in uno strumento diverso e adatto a scopi diversi, poiché grazie ad un ago può cucire, mentre grazie ad un pestello può macinare il grano. La mano dunque agisce sul mondo per trasformarlo in uno strumento e poi agisce come strumento (o meglio in simbiosi con quello) per trasformare di nuovo il mondo. La mano del bambino appena nato è destinata a sviluppare grandi abilità, e non sapremo se imparerà a suonare o a dipingere o a costruire, ma solo che sarà impegnata a compiere lavori mirabili, complessi e belli, che ci fanno sentire orgogliosi della nostra umanità. Appena il bambino inizia a stare seduto (a partire dai 6 mesi) le mani, che fino a quel momento erano state impegnate insieme alle braccia a sostenere il corpo, sono in grado di afferrare oggetti, rigirargli, voltarli, tirarli, portarli alla bocca e scagliarli (per approfondire leggi il cestino dei tesori). In pratica il mondo acquista la sua dimensione di manipolabilità, tutto quello che può essere raggiunto dalla mano ed esplorato e sollecitato diventa un motivo di interesse e un oggetto su cui indagare e da utilizzare, da mettere in relazione con tutto il resto. Questa manipolabilità del reale è connessa fortemente con l’operatività mentale e con la nascita delle posizioni concettuali soggetto/oggetto. La mano è un organo che funge da strumento e permette di concettualizzare l’operabilità, ma è anche un organo di soglia, che permette di vivere il confine con il mondo in maniera attiva e passiva insieme, fondendo soggetto e oggetto, uomo e mondo. Come è vero che grazie al gioco simbolico il bambino attraversa e definisce il confine tra sé e mondo, instaurando una mediazione tra io e mondo, e tra mente e realtà, è vero che grazie alla mano l’uomo entra in contatto con il mondo grazie alla soglia costituita dalla sensibilità delle dita e dalla loro operabilità. La mano è dunque la possibilità più compiuta di entrare in relazione con il mondo, perché lo definisce come oggetto esplorabile che sta sulla soglia del corpo e si lascia prendere, guardare, esplorare e capire. La mano è corpo ma si trova quasi fuori da esso, alla sua estremità, è una parte della mente esosomatica, come già gli strumenti e gli oggetti che apprende la conoscenza. La perifericità della mano, assieme al suo essere soglia e strumento di manipolazione, permette alla mente di soffermarsi sugli oggetti in uno spazio che è esterno e interno al contempo, di valutarli e esaminarli, di capirli e creare poi la narrazione intorno al loro funzionamento. La stessa possibilità di parlare e concettualizzare è fortemente legata alla dimensione della manipolabilità, che viene riprodotta nella mente linguistica come dimensione spaziale in cui soggetti/oggetti sono impegnati a svolgere azioni. Non sarebbe possibile difatti produrre linguaggio senza l’esperienza della manipolazione del mondo.
Il nido è dunque impegnato costantemente a offrire opportunità di sviluppo e attività per la mano del bambino e l’ambiente presenterà una struttura in cui un angolo è dedicato alla motricità fine della mano, che inizia a scoprire gli oggetti e le azioni che possono compiere nello spazio. Vediamo più da vicino cosa c’è nell’ambiente dunque. L’angolo della motricità fine contiene materiale per il lavoro delle mani: scatoline da aprire e chiudere, barattoli con i coperchi da avvitare e svitare, bottigliette da tappare e stappare, piccoli oggetti da inserire ed estrarre da salvadanai o da scatole forate, palline da infilare e sfilare in una scatola, anelli da inserire in un asta, incastri piani o solidi, ecc. Tra le attività che il bambino svolge con le mani troveremo quelle di vita pratica, raccolte in uno spazio ricchissimo di materiali come i travasi, solidi e liquidi, le attività “di cucina” come il pestellare, il grattugiare, il tagliare frutta o verdura su tagliere, lo sbucciare ecc., le attività riordinative, con scopa, spazzolone, straccio e straccetti per spolverare, e i lavaggi, con il piccolo lavatoio, bacinelle su tavolini per lavare i tavoli e sedie, il mobile allestito per il lavaggio dei piatti e, non ultimo, la vasca per lavare la bambola.
Usando tutti questi oggetti il bambino e la bambina soddisfano il loro desiderio di scoprire e manipolare tutte quelle cose che compongono la loro civiltà materiale, cose presenti nelle loro case ed utilizzate dai loro genitori: attivano perciò la loro competenza imitativa, e inoltre mettono in atto vere e proprie strategie di organizzazione logica del lavoro, perché molte di queste attività prevedono una serie di azioni in successione da svolgersi con scrupolo e attenzione perché vadano a buon fine.
I materiali di costruttività come i mattoncini o i cubi di legno occupano un posto centrale in questo angolo.
Alcuni materiali montessoriani sfruttano le abilità della mano maturate nei primi due anni di vita al nido e aiutano i bambini e le bambine a lavorare sul concetto di grande e piccolo, del grosso e del fino e del lungo e del corto con materiali come la Torre Rosa, la Scala Marrone e le Aste della Lunghezza, o ancora gli permettono di analizzare la gradazione dei colori giocando con le spolette dei colori, o di compiere un lavoro di raffinamento delle percezioni tattili giocando con le tavolette del liscio e del ruvido, con i cofanetti delle stoffe ecc.
Qualunque materiale permetta il raffinamento delle abilità prensorie e la coordinazione occhio-mano è sempre benvenuto nell’offerta che il nido rivolge ai bambini e alle bambine, e l’angolo che li ospita è sempre ricco e curato per risultare stimolante.